giovedì 26 dicembre 2013

Frozen, recensione. Un atto di vero amore

Visto che siamo una famiglia non tradizionale, il 24 sera, al posto del Cenone della vigilia senza un parente (poiché si trovano sparsi tutti per l'Italia e oltre), abbiamo optato per una veloce pizza e una serata al cinema ed abbiamo visto il nuovo film della Disney Frozen.





Di questo film avevo già parlato qui deplorando lo stravolgimento della versione disneyana rispetto alla fiaba originale, stravolgimento che mi lascia ancora con l'amaro in bocca, perché sono dell'idea che con una trama simile la Disney avrebbe potuto fare molto. Ad ogni buon conto, tralasciando per un attimo le critiche sulla grandezza degli occhi di Anna rispetto ai suoi polsi (qui) o della mancanza di POC (People Of Colour) nel film, volevo scrivere una breve recensione sulla storia ed evidenziarne un aspetto positivo. Innanzitutto ho trovato il film bellino, ma non eccezionale. Vale di certo il prezzo del biglietto, ma si può anche aspettare che esca in dvd o venga mandato in onda in televisione. Siamo ben lontani dai livelli di Rapunzel e Ralph Spaccatutto. Un grande fallimento della pellicola sono le canzoni, oltre ad essere decisamente troppe anche per un film Disney sono brevi e banali, la musica è piatta e monotona ed i testi decisamente insulsi con poche eccezioni (come la canzone iniziale e la ballata dei troll). Non voglio necessariamentefare fare paragoni con il Rinascimento Disney che ci ha regalato canzoni di una profondità sorprendente per un film per bambini (vedi la famosissima Hellfire), ma anche confrontando le canzoni di Frozen con quelle di Rapunzel o la Principessa e il Ranocchio il nuovo film ne esce con le ossa rotte.
Parliamo invece della trama e di quello che ho apprezzato. Ambientato in un regno dell'antica Scandinavia il film ha come protagoniste Elsa ed Anna, due sorelle e principesse di Arandelle. Elsa, la maggiore, possiede dalla nascita la facoltà di controllare il ghiaccio e la neve e la utilizza per giocare insieme alla sorellina. Un giorno però, la bambina ferisce involontariamente Anna alla testa con un frammento di ghiaccio. Quest'ultima perde i sensi, i genitori accorrono spaventati e la portano immediatamente dai potenti troll della montagna che la guariscono. A questo punto, resisi conto dell'immensità dei poteri della figlia e della mancanza di controllo su di essi, i genitori di Elsa decidono di confinarla in una stanza finché e di tenere le sue facoltà magiche nascoste ad Anna, a cui i ricordi dell'infanzia sono stati rimossi dai troll, fuorché la sensazione di aver vissuto con la sorella dei momenti felici. I genitori di Elsa non sono crudeli, è bene notarlo. Agiscono come agiscono per quello che credono che sia il bene delle figlie o il male minore. Vogliono che Elsa impari a controllare i suoi poteri miracolosi e che non sia una minaccia per sé stessa e gli altri, soprattutto per la sorella.
Piccolo appunto, avrei preferito che il rapporto tra le due sorelle da piccole fosse stato più sviluppato. Lo so, si tratta di un film Disney e ci si deve aspettare una narrazione veloce/superficiale, tuttavia, dal momento che la storia è incentrata sulla loro relazione, una scenetta in più tra Elsa e Anna da bambine sarebbe stata gradevole. Inoltre devo confessare che la scelta di cancellare le memorie di Anna e quindi rendere sua sorella poco più che una sconosciuta per lei mi ha lasciata interdetta. Una delle rare volte che la Disney mette in scena un legame fra sorelle, mi sarei aspettata di vederlo già formato e sviluppato, con le sue forze e le sue debolezze ma preesistente alla vicenda principale, invece vediamo che non è così. Più ci penso, più mi convinco che per certi versi è stato meglio rappresentato il legame di sorellanza fra Lilo e Nani (Lilo & Stitch), nonostante sia un legame che oscilla tra sorella-sorella e madre-figlia. Il legame delle due sorelle hawaiane infatti riesce ad essere più vero e quotidiano, colmo di urla, litigate, sguardi di stizza (vi ricordate la scena del litigio?), ma anche pieno di incondizionato affetto. Uno sviluppo del genere in Elsa e Anna non è stato possibile. Ora, dopo l'incidente, le bambine crescono senza quasi contatti fra di loro e la minore ne soffre molto, soprattutto perché non ne comprende il motivo, mentre Elsa soffoca il suo dolore nel silenzio. Come se non bastasse i genitori muoiono durante una traversata e le due sorelle si ritrovano orfane.
Tre anni dopo la dipartita, Elsa diventa maggiorenne e le porte del palazzo si aprono finalmente per la cerimonia di incoronazione. Mentre Anna, vissuta in solitudine e nell'isolamento, è a dir poco entusiasta della festa che si terrà la sera e sogna di incontrare il suo "vero amore", Elsa al contrario è incredibilmente tesa perché dovrà controllare i suoi poteri davanti a centinaia di persone e, come da copione, durante il ricevimento perde il controllo e usa i suoi poteri davanti a tutti, compresa la sorella Anna. Spaventata dalla reazione della folla, che la accusa di stregoneria, Elsa fugge dal Palazzo e si rifugia sulla Montagna del Nord dove edifica un inespugnabile castello di ghiaccio. Intanto, tutta Arandelle è piombata in un inverno perenne proprio a causa dei poteri di Elsa e per riportare l'estate e non morire tutti assiderati, Anna decide di inseguire la sorella e convincerla a tornare. Intanto, il regno è affidato ad Hans, principe delle Isole del Sud che ha conosciuto Anna durante la cerimonia per l'incoronazione della sorella ed ha chiesto di sposarla (il tutto in una serata), il loro fidanzamento però non è stata benedetta da Elsa. La principessa, quella sera, aveva infatti rimproverato la sorella per la sua impulsività dicendole che non ci si può innamorare e sposare una persona dopo averla conosciuta solo per una serata. Ad ogni modo, durante il suo viaggio Anna incontra un rozzo, ma simpatico venditore di ghiaccio, Kristoff e i due, accompagnati da un buffo pupazzo di neve, Olaf, arrivano finalmente al castello di Elsa. Altro appunto, una volta arrivati alla fortezza, il confronto tra le due sorelle è praticamente inesistente. Questo dovrebbe essere il momento in cui il film raggiunge il suo apice. Siamo portati ad assistere all'incontro-scontro fra due sorelle che possono finalmente fronteggiarsi dopo tanti anni e ci sono tutti gli ingredienti per una scena ricca (insicurezza, chiusura e bisogno di solitudine da un lato, speranza e esuberanza dall'altro, il tutto condito dalla mancanza di tempo). Eppure, la scena si rivela essere una delusione. Innanzitutto, invece di parlarsi, le due sorelle cantano, il che non sarebbe negativo se questo fosse un film Disney con una colonna sonora come si deve ma, come ho già detto così non è, e il momento clue del film, il confronto due sorelle che possono finalmente parlarsi dopo tanti anni di silenzio, la disperazione straziante di Elsa per non essere in grado di controllare i suoi poteri e il crescente fastidio verso la sorella minore che, per quanto si sforzi non riesce a capirla pienamente, si risolve in una delusione e il pubblico si accorge a malapena che durante la canzone/discussione Elsa ferisce di nuovo involontariamente la sorella, questa volta non alla testa, ma al cuore. Anna è destinata alla morte e Kristoff la porta dai troll che lo hanno cresciuto fin da bambino, i quali decretano che a guarire la ragazza potrà essere solamente un atto di vero amore.
A questo punto ci si chiede quale sarà l'atto di vero amore e, soprattutto, da chi verrà? Si decide quasi subito che questo atto debba essere un bacio e che debba venire da Hans, il principe che Anna aveva conosciuto la famosa sera dell'incoronazione di Elsa. Comincia quindi una corsa contro il tempo per riportare la principessa al palazzo dal suo promesso sposo. Proprio lì, però Anna scopre con orrorre che Hans è un imbroglione, intenzionato a sposarla solamente per avere una possibilità di ereditare un trono (essendo lui sì un principe, ma tredicesimo nella linea di successione). Il giovane decide quindi di lasciare Anna a morire e di dare la colpa ad Elsa, nel frattempo imprigionata, che verrà così giustiziata lasciandogli campo libero per il trono. Tuttavia, Elsa riesce a fuggire dalla prigione grazie ai suoi poteri, anche Anna riesce a fuggire dal palazzo dove era stata abbandonata alla morte e vaga alla ricerca di Kristoff che capisce di amare e che sa potrà salvarla con un gesto di vero amore. Proprio mentre sta per raggiungere il venditore di ghiaccio, però, Anna scorge con la coda dell'occhio la sorella che sta per essere trafitta dalla spada di Hans. Abbandona dunque Kristoff e fa da scudo alla sorella con il proprio corpo e, mentre ciò accade, si trasforma completamente in una statua di ghiaccio sulla quale la spada di Hans si infrange. Elsa disperata piange la morte della sorella e tra le sue lacrime, Anna torna miracolosamente in vita. Fine della storia.
La cosa che ho apprezzato di più della pellicola è stata la messa in scena di un amore diverso da quello romantico, anche se si intuisce che Kristoff e Anna siano innamorati (i due si scambiano anche un bacio), la vera storia d'amore è quella tra le due sorelle. L'amore fraterno (specialmente quello tra due sorelle) non era ancora stato portato in scena dalla Disney (fatta eccezione per Koda fratello orso, come mi ha fatto notare ricciocorno, mi scuso per averlo dimenticato) ed i suoi rapporti tra sorelle lasciavano parecchio a desiderare (le sorellastre di Cenerentola non sono certo un esempio di amore fraterno e le sei sorelle di Ariel quasi non compaiono nel film). In questo film invece le due sorelle sono anche due amiche, due compagne che vogliono l'una il bene dell'altro, ma reagiscono agli eventi della loro vita in maniera diversa. Elsa è fredda e razionale. Non possiede la spensieratezza della sua età, ma vive con un peso che la sorella non riesce neppure ad immaginare sommato al senso di colpa per aver quasi ucciso sua sorella da bambina. Taglia fuori Anna dalla sua vita sostanzialmente per proteggerla, mentre Anna vorrebbe entrarvi con tutta sé stessa e ritrovare con la sorella quel rapporto meraviglioso e magico che avevano da piccole. Proprio per questo come ho già detto avrei preferito che il rapporto venisse esplorato un tantino di più.
Altro elemento che ho apprezzato è stata l'assenza del matrimonio finale, matrimonio che abbiamo anche nei film con le nuove Disney Princess (Tiana e Rapunzel per intenderci). Inoltre, abbiamo una seconda principessa, oltre a Merida, ufficialmente senza storia d'amore, Elsa, che alla fine del film eredita il trono e governa il suo regno in totale autonomia.
Parliamo poi della storia d'amore di Anna. Si vede che la Disney ha imparato a prendere un po' in giro le principesse della "vecchia generazione" modello Cenerentola, per dire, e il loro concetto di amore totalmente irreale. Un amore che concepisce il matrimonio come un'unione tra quelli che sono essenzialmente due sconosciuti, come Hans ed Anna, insegnando che uno dei presupposti essenziali per amarsi è conoscersi. Forse il fulcro del film oltre alla relazione tra Elsa ed Anna è proprio la discussione sull'amore. Che cos'è l'amore? L'amore è mettere il bene di una persona davanti al proprio, cantano i troll che hanno dato a Kristoff una famiglia. L'amore è il motore che muove le decisioni dei personaggi principali del film, Elsa ha dimostrato il suo amore per Anna per tanti anni, tagliandola fuori dalla sua vita per proteggerla, Kristoff torna da Anna per amore, i troll hanno "adottato" e cresciuto il piccolo montanaro e la sua renna per amore ed Anna dimostra il suo amore per Elsa mettendo la vita della sorella davanti alla sua.
Quindi, alla fine del film, il gesto d'amore che salva Anna è il suo.
Le due sorelle Anna a sinistra ed Elsa a destra

venerdì 6 dicembre 2013

Regali di Natale (cosa speriamo di trovare sotto l'albero)

Non so ne ve ne siete accorti, ma sta arrivando Natale. Non provateci nemmeno a lamentarvi delle tremila decorazioni sbrilluccicose su ogni balcone che vi fanno rischiare un attacco epilettico mentre siete alla guida e nemmeno dei Babbi Natali impiccati alle finestre che immancabilmente qualche sciura scambia per ladri rischiando l'infarto. Non lamentatevi perché qui in Inghilterra gli addobbi hanno cominciato a metterli a Novembre, subito dopo il Guy Fawkes Day che, per chi fosse carente in storia anglosassone e a digiuno da V per Vendetta, è il 5 Novembre. La verità è che, premessa cinica a parte, io amo il Natale. Sul serio, amo pure la ressa nei centri commerciali, specialmente se giustificata dall'arrivo dei mercatini artigianali. Quando arriva il momento di decorare l'albero fremo e ogni anno in famiglia si compra immancabilmente un'altra pallina, finché non si deve cambiare l'albero... o cambiare casa. Una delle cose che adoro di più del Natale sono i giocattoli. A me i giocattoli piacciono, mi piace andare in giro per i negozi e vedere che cosa si vende. Se i giocattoli per le bambine sono tutti rosa o ci sono altri colori se i reparti di giochi "da maschio" e "da femmina" sono ben separati, non così definiti o addirittura inesistenti come a La Città del Sole o Imaginarium (essendo anche questo arrivato finalmente nella mia città posso fare festa!). Mi piace vedere i giocattoli più venduti e riflettere. Cosa sono? Come ci si gioca? C'è un modo giusto o sbagliato per giocarci? Cos'hanno che piace tanto? Perché? A me sarebbero piaciuti da piccola? Ci avrei giocato? Ci giocherei adesso? Con il teatrino da costruire che ho visto oggi eccome se giocherei! Insomma, se non lo avete ancora capito in questo post parlerò di regali di Natale, soffermandomi in particolar modo sui giocattoli. L'anno scorso il blog Un altro genere di comunicazione aveva stilato una lista di giochi indesiderati perché alimentanti stereotipi di genere. Potete trovare il post qui e quello di quest'anno sempre sull'argomento Regali di Natale qui. Dico subito che secondo me pochi giocattoli, o almeno non tutti quelli che di solito vengono definiti come tali, sono sessisti. Cicciobello, per dire, a mio avviso non è sessista. Rappresentare sempre e solo delle bambine che giocano con lui, magari truccate e dall'atteggiamento lezioso lo è. Allo stesso modo, non sono sessiste le hottweels, ma tonnellate di pubblicità dove non si vede nemmeno una bambina lo sono. Sembra che gli unici giochi con cui i bambini siano "autorizzati" a giocare insieme siano i giochi di società, quelli all'aperto e qualche peluche non troppo infiocchettato. E a proposito di peluche, tremate genitori, è tornato Furby, uno dei più fastidiosi ed orripilanti giocattoli della storia risbuca dagli anni '90 dove speravamo tutti di averlo lasciato per sempre, io almeno sì. Ho sempre odiato Furby, è un peluche che dovrebbe ispirarti tenerezza, ma che è, senza mezzi termini, brutto. Un incrocio venuto male tra un robot e una gallina con una voce starnazzante e un linguaggio incomprensibile. Ed io dovrei coccolare quel coso? Ma anche no! Posso fieramente affermare che nella mia lista di doni a Babbo Natale il tecnologico pennuto non ci è mai entrato, in compenso ci è entrato ben di peggio. Visto che sono sull'argomento Furby, non capisco perché per reclamizzare il giocattolo siano stati scelti come testimonial Filippa Lagerback, Alessia Marcuzzi, Federica Pellegrini e (forse loro sono un po' più plausibili) gli One Direction. Il Furby non dovrebbe avere come target bambini dai sei ai dieci anni? Mi state forse suggerendo che un bambino di otto anni sa chi è la Marcuzzi e si rallegra nel vederla giocare con un Furby? Altra perplessità, tra le novità di Furby c'è che può venire collegato a i-phone e i-pad e interagire con una serie di app da scaricare. Devo dedurre che si suppone che il target del prodotto abbia un i-phone o un i-pad di proprietà o che se lo faccia prestare dai genitori e quindi che i suoi genitori abbiano un i-phone e un i-pad o ancora che l'acquisto del furby possa ventilare il successivo acquisto di un i-pad? Vedeto quanti ragionamenti partendo da un pennuto robot? Torniamo all'argomento principale del post, ho deciso di redigere anche io una lista di regali per questo Natale, in questo caso però non saranno regali sconsigliati, ma regali consigliati, ché si sa a me piace vedere il bicchiere mezzo pieno.
E scovare le cose belle.

Puzzle e giochi di società 
Dicono che assieme ai giochi da fare all'aria aperta, i puzzle e i giochi di società siano quelli dove le differenze e gli stereotipi di genere vengano meno e dove i bambini e le bambine possano giocare insieme in libertà senza sentirsi dei "maschiacchi" o delle "femminucce". Se infatti un bambino e una bambina si arrampicano sugli alberi, vanno in altalena e sfrecciano in bicicletta allo stesso modo senza stare a pensare se uno scivolo sia da maschi o da femmine, sempre allo stesso modo risolvono un puzzle o cercano di arrivare per primi all'ultima casella del gioco dell'oca, non badando se i loro compagni o avversari siano femmine o maschi. Io poi guardo sempre con un sorriso ai giochi da fare in tanti e magari anche con i propri genitori, visto che le vacanze natalizie sono un'occasione anche per passare del tempo insieme. Abbiate però pietà e non regalate puzzle a bambini che li lancerebbero volentieri fuori dalla finestra come la sottoscritta. Per quanto riguarda invece i giochi di società condivido con voi i miei preferiti
- Monopoli, l'infinito gioco che trasforma anche il più innocente dei poppanti in uno spietato Rockfeller
- Risiko, se Monopoli trasforma i bambini in Rockfeller questo vi tira su dei piccoli Napoleone. Inoltre è decisamente consigliato per bambini dai 9/10 anni in su, più piccoli rischierebbero di annoiarsi a morte
- Twister, non so se conti proprio come un gioco di società, ma è sempre stato uno dei miei sogni mai realizzati. L'ho sempre voluto e non l'ho avuto mai (mia madre comprò per sbaglio a me e mia sorella Twister moves che era un gioco di danza)
- il Salva le scimmie, che consiste nello sfilare da una palma di plastica una serie di bastoncini colorati senza fare cadere a terra le scimmiette che vi sono appese sopra (ovviamente vince chi alla fine ha fatto cadere meno scimmie).
Salva le scimmie


E il mio preferito
- Cranium. Il Re dei giochi di società a mio avviso, una delle invenzioni più brillanti degli ultimi decenni. Il gioco è strutturato come un gioco nell'oca, ossia, si parte da un punto per arrivare a un altro e vince il segnalino che arriva per primo. Come si può vedere dall'immagine ogni casella è di colore diverso (verde, viola, blu, rosso e giallo) a seconda del colore il giocatore, per andare avanti, deve superare una sfida, cantare o mimare, rispondere a una domanda di cultura generale, risolvere un rebus, disegnare o modellare con la creta. E' un gioco adatto sia agli adulti che ai bambini (specialmente se giocano con i genitori e consiglierei almeno di otto anni) perché mentre ai "grandi" possono essere riservate le domande di cultura generale e i mimi di personaggi sconosciuti a un ottenne (come Vanna Marchi o Vittorio Gassman) i bambini possono disegnare, modellare con la creta e imitare personaggi più alla loro portata come Batman e Cappuccetto Rosso.
Io ci passo le serate con gli amici. Sono seria.


 I libri

Amo leggere e ho sviluppato questa passione fin da bambina, va da sé quindi che tra i miei regali di Natale e di compleanno ci sia sempre stato qualche libro, alcuni anche parecchio discutibili, perché quando si ha una nonna che prende per una fiaba un libro di satira politica e ti regala "Biancaneve e i 100 nani" i risultati non possono essere che comici. Per i bambini di età prescolare che non sanno ancora leggere o sono capaci giusto di compitare qualche frase propongo, senza distinzione, più o meno tutti i libri della casa editrice LO STAMPATELLO che proprio in occasione della festività in arrivo ha allargato il suo catalogo con simpatici nuovi arrivi. Qui un elenco dei miei libri preferiti
-Piccolo Uovo (Premio Andersen). Un po' perché amo i disegni della Pimpa, un po' perché la semplicità e la naturalezza con quale viene affrontato il tema dell'omogenitorialità e non solo è quasi sorprendente io questo libro lo adoro e l'ho adorato. Credo che il suo punto forte sia che tutti i bambini possono indentificarsi in una delle famiglie del libro, la famiglia con papà e mamma coniglio, quella delle due gatte, dei pinguini, del cane bianco e della cagnolina nera, della cangura che ha adottato un koala. Viene introdotto non solo il tema dell'omosessualità, ma anche quello delle famiglie interraziali, dell'adozione, dei genitori single che spesso vengono lasciati ingiustamente nell'ombra. Tutte le famiglie sono messe sullo stesso piano, non ce n'è una migliore o peggiore, tutte sembrano un bel posto in cui nascere.


Per chi invece è già avviato alla lettura e vuole qualcosa di più sostanzioso, consiglio alcune delle mie letture per ragazzi preferite: Ulysses Moore (il primo titolo si chiama "La porta del tempo"), Una serie di sfortunati eventi (primo titolo "Un infausto inizio"), Coraline, La bambina della sesta luna (che, in realtà, a me non piaceva, perché Nina, la protagonista mi è sempre stata incredibilmente antipatica, però devo ammettere che la trama è avvincente, anche se la caratterizzazione dei personaggi, specialmente quelli malvagi, è un po' carente, e rimane troppo fissa nello sterotipo del brutto e cattivo senza un perché, e gli amici/aiutanti di Nina li ho trovati piuttosto piattini, le illustrazioni sono molto belle e gli scenari meritano, ai bambini amanti del fantasy potrebbe interessare), viaggio del regno della Fantasia di Geronimo Stilton (ero una grande fan dei libri di Geronimo Stilton, sono stati tra i primi libri che ho iniziato a leggere da sola), qualsiasi libro di Bianca Pitzorno (tra i miei prediletti, Tornatràs, Extraterrestre alla Pari, Ascolta il mio Cuore, l'Incredibile Storia di Lavinia e il protagonista assoluto della mia infanzia, La Voce Segreta). Sono quasi tutti indicati a partire dai nove anni in su, con l'eccezione dei libri di Bianca Pitzorno, alcuni dei quali hanno anche un target più giovane o più vecchio e, per quanto riguarda Il Viaggio nel regno della Fantasia lo consiglio esclusivamente agli amanti della lettura, perché è un bel tomo di quasi 400 pagine. Vi faccio presente che molti dei libri che ho pubblicato qui sono delle saghe. Per l'amor del cielo, se volete regalare a vostro/a figlio/a, nipote, figlioccio/a, fratellino/sorellina un libro abbiate l'accortezza di controllare che il volume che state comprando non sia un sequel. Scriverò un post a riguardo prima o poi, ma mi preme fare presente che i bambini non sono degli stupidi. Se a un bambino piace leggere non vuol dire che legga anche la lista della spesa, conosce la differenza tra la lettura di un avvincente fantasy e un catalogo utensili da giardinaggio e legge non perché lo diverta pronunciare una serie di parole senza senso logico, ma perché è rapito da una storia accattivante, personaggi interessanti e vaticina preoccupato la sorte del suo eroe o della sua eroina. Se gli regalate un sequel, gli state regalando una storia già cominciata, un libro aperto a metà, con tutti i personaggi già per la loro strada e lascerete il giovane lettore a lambiccarsi su come siano finiti a fare quello che stanno facendo. Immaginate di cominciare a leggere Harry Potter dal quarto libro, o Eragon dal terzo. Persino leggere Cinquanta sfumature di grigio dal secondo tomo potrebbe creare qualche disagio. Ci capireste qualcosa? Vi appassionerebbe la lettura? Ecco, abbiate rispetto per tutti i lettori, anche quelli sotto il metro e venti. Altro consiglio, non relagate quintalate di libri a bambini a cui non interessano. So bene che per appassionare un bambino alla lettura è consigliabile leggergli molto, leggergli sempre, leggergli la favola della buonanotte e appoggio questo metodo, anche perché è il metodo con cui sono stata cresciuta. Proprio per questo posso dire che non è un metodo infallibile, nel senso che non è detto che perché un bambino sia stato cresciuto a pane e fiabe sviluppi un amore incondizionato per la lettura. Io l'ho sviluppato, ad esempio. Mia sorella no. Mia sorella non ha mai amato leggere da piccola, adesso non le dispiace, ma da bambina ha sempre preferito fare altro e leggeva solamente i libri assegnati dalla scuola, con pochissima voglia ed in moltissimo tempo. Non so se questa antipatia per i libri derivasse dal fatto che voleva trovare una passione diversa da quella della sorella (io ero "la bambina che aveva imparato a leggere senza sillabare" è plausibile che lei che nelle prime letture aveva sperimentato le difficoltà comuni a molti coetanei si sentisse un po' a disagio) o se semplicemente la lettura non l'appassionasse, fatto sta che leggeva poco o niente. Vi dirò io sono un po' scettica quando sento del bambino che deve leggere a tutti i costi e facciamolo leggere e cosa succede se non legge e non gli piace leggere ecc. Ogni bambino è diverso, uno a cui non piace leggere non è meno intelligente di chi lo ama. Innanzitutto potrebbe appassionarsi dopo e anche se questo non succedesse mai pazienza, potrebbe amare lo sport, la pittura, il teatro, gli animali, l'aria aperta e il nostro continuo mettergli davanti libri e solo libri lo farà sentire solo più a disagio. Questo almeno è quello che ho imparato guardando mia sorella. Fine del predicozzo.

Biciclette e tricicli


                                                                       
A Natale, si sa, di solito si fanno i regali "grossi" e per molti è un buon momento per introdurre un bambino o una bambina al suo primo triciclo o bicicletta. Come ho già detto, è nei giochi all'aperto che i bambini risentono meno degli stereotipi di genere, quindi sì anche a monopattini, pattini, palloni, corde per saltare e, nel caso si preferisca un gioco da tenere dentro casa, visto che Dicembre non proprio il mese migliore per scendere in cortile o andare al parco a dondolarsi sulle altalene, si può puntare sulle casette o le tende da indiani (anche qui, parlo per esperienza personale visto che sono stata così fortunata da avere sia una bella casetta con tanto di finestre coi gerani e filo per stendere e un igloo da eschimese). 



Cucine, supermercati, tavoli da falegname, fattorie...

Non è un mistero che ai bambini piaccia imitare i genitori, a tutti i bambini, maschi e femmine, e se li vedono fare la spesa, cucinare, fare giardinaggio o riparare un elettrodomestico rotto probabilmente saranno affascinati dall'attività e avrebbero piacere a riprodurla con degli attrezzi su misura, come delle piccole cucine giocattolo o il supermercato dove andare a fare la spesa. E' difficile purtroppo, specialmente per le cucine, trovare qualcosa che non sia di un bel rosa shocking, giusto per alimentare lo stereotipo che in cucina ci devono stare solo le donne, ma ci sono delle marche che fanno eccezione e propongono dei colori "neutri" come la Fisher-Price (a proposito, neanche il sito della Fisher-Price divide i giocattoli in base al sesso dell'acquirente) o negozi come La Città del sole e Immaginarium che avevo già citato prima.

Toh, un bambino che gioca con una cucina! (e che bel colore la sua maglietta!)



Sempre più estremi, un bambino che gioca con una cucina ROSA! Mi domando come faccia ad essere ancora in vita! ;)

Sempre della Fisher-Price ho scoperto poco fa la marca Little People che propone una serie di giocattoli divertenti e interattivi (per alcuni ci vogliono le pile, ma con la maggioranza si gioca senza) come parchi giochi, fattorie, casette, piste per le macchinine. Piste dove a giocare con le macchine è, ad esempio, una bambina, senza che la pista sia per questo rosa.
Una bambina che gioca con una pista per le macchinine non rosa! Ammetto che trovarla non è stato facile...

Sempre la Little People inoltre ha creato una serie di piccoli protagonisti delle sue avventure, due bambini e tre bambini, di etnie diverse e di caratteri diversi. C'è il bambino attivo, quella timida, quella espansiva, quello sciocchino, quella creativa. Perché, recita lo slogan non esistono due bambini uguali. Ognuno ha una personalità che prescinde dal suo essere maschio o femmina.
Se vi incuriosiscono come hanno incuriosito me, cliccate qui















E infine... vince il premio miglior giocattolo non sessista per il Natale un gioco che oltre a non alimentare stereotipi di genere merita la palma d'oro per la creatività ed il divertimento, almeno secondo il mio modestissimo e discutibilissimo parere.


Come ho già accennato, io ci giocherei adesso

















Io amo il teatro ed amo recitare, credo non ci sia gioco più fantasioso, divertente e stimolante di questo. Un gioco dove non ci sono regole e la storia da mettere in scena è quella che più piace: il Principe salva la Principessa dal Drago, la Principessa salva il Principe dal Drago, il Drago salva il Principe dalla Principessa, la Principessa salva il Drago dal Principe... Guardate quante combinazioni! Questo specifico teatrino è per marionette a dita, ma ce ne sono anche di più grandi per burattini a mano.
Io e mia sorella ne avevamo uno di cartoncino della Pimpa.
Lo abbiamo consumato



Vi auguro un Felice Natale :)